L’EUCARISTIA E LA VERGINE MARIA
N. 20
(Dall’esortazione Apostolica “Sacramentum Caritatis” del Santo Padre Benedetto XI°)
Dalla relazione tra l’Eucaristia e i singoli Sacramenti, e dal significato escatologico dei santi Misteri, emerge nel suo insieme il profilo dell’esistenza cristiana, chiamata ad essere in ogni istante culto spirituale, offerta di se stessa gradita a Dio.
E se è vero che noi tutti siamo ancora in cammino verso il pieno compimento della nostra speranza, questo non toglie che si possa già ora con gratitudine riconoscere che quanto Dio ci ha donato trova perfetta realizzazione nella Vergine Maria, Madre di Dio e Madre nostra: la sua Assunzione al cielo in corpo ed anima è per noi segno di sicura speranza, in quanto indica a noi, pellegrini nel tempo, quella meta escatologica che il sacramento dell’Eucaristia ci fa fin d’ora pregustare.
In Maria Santissima vediamo perfettamente attuata anche la modalità sacramentale con cui Dio raggiunge e coinvolge nella sua iniziativa salvifica la creatura umana.
Dall’Annunciazione alla Pentecoste, Maria di Nazareth appare come al persona
la cui libertà è totalmente disponibile alla volontà di Dio.
La sua Immacolata Concezione si rivela propriamente nella docilità incondizionata alla Parola divina.
La fede obbediente è la forma che la sua vita assume in ogni istante di fronte all’azione
di Dio.
Vergine in ascolto, ella vive in piena sintonia con la volontà divina; serba nel suo cuore le parole che le vengono da Dio e componendole come in un mosaico, impara a comprenderle più a fondo (Luca 2,19-51).
Maria è la grande Credente che, piena di fiducia, si mette nelle mani di Dio, abbandonandosi alla sua volontà.
Tale mistero si intensifica fino ad arrivare al pieno coinvolgimento nella missione redentrice di Gesù.
Come ha affermato il Concilio Vaticano II, “la beata Vergine avanzò nella pellegrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (Giovanni 19,15) soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di Lui, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata; e finalmente, dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco tuo figlio”.
Dall’Annunciazione fino alla Croce, Maria è colei che accoglie la Parola fattasi carne in lei e giunta fino ad ammutolire nel silenzio della morte.
E’ lei, infine, che riceve nelle sue braccia il corpo donato, ormai esanime, di Colui che davvero ha amato i suoi “sino alla fine”(Giovanni 13,1).
Per questo, ogni volta che nella Liturgia Eucaristica ci accostiamo al Corpo e Sangue di Cristo, ci rivolgiamo anche a Lei che, aderendovi pienamente, ha accolto per tutta la Chiesa il sacrificio di Cristo.
Giustamente i Padri sinodali hanno affermato che “Maria inaugura la partecipazione della Chiesa al sacrificio del Redentore”.
Ella è l’Immacolata che accoglie incondiziona-tamente il dono di Dio e, in tal modo, viene associata all’opera della salvezza.
Maria di Nazareth, icona della Chiesa nascente, è il modello di come ciascuno di noi è chiamato ad accogliere il dono che Gesù fa di se stesso nell’Eucaristia.
MARIA, LA VERGINE FEDELE
( S.Elisabetta della Trinità)
O Vergine fedele, tu resti notte e giorno
in un profondo silenzio, in una ineffabile pace,
in una divina orazione che non cessa mai,
con l’anima tutta inondata dagli eterni splendori.
Il tuo cuore come un cristallo riflette il Divino,
l’Ospite che l’abita, la Bellezza che non tramonta.
O Maria, tu attiri il cielo ed ecco il Padre ti consegna il suo Verbo
perché tu ne sia la madre,
e lo Spirito d’amore ti copre con la sua ombra.
A te vengono i Tre; è tutto il cielo che s’apre e si abbassa fino a te.
Adoro il mistero di questo Dio che si incarna in te, Vergine Madre.
Madre del Verbo, dimmi il tuo mistero dopo l’Incarnazione del Signore,
come sulla terra passasti tutta sepolta nell’adorazione.
In una ineffabile pace, in un silenzio misterioso,
penetrasti l’insondabile,
portando in te il Dono di Dio.
Custodiscimi sempre in un divino abbraccio.
Ch’io porti in me
l’impronta di questo Dio d’amore.