LA PREGHIERA COMUNITARIA:: pregare “al plurale”
N. 5
Gesù per primo ci ha insegnato a pregare al plurale.
La preghiera-modello del “Padre nostro” è tutta al plurale. E’ curioso questo fatto: Gesù ha esaudito tante preghiere fatte “al singolare”, ma quando Lui insegna a pregare, ci dice di pregare “al plurale”.
Ciò significa, forse, che Gesù accetta questo nostro bisogno di gridare a Lui nelle nostre personali necessità, ma ci avverte che è preferibile andare sempre a Dio con i fratelli.
A motivo di Gesù, che vive in noi, noi non esistiamo più da soli, siamo individui responsabili dei nostri atti personali, ma portiamo in noi anche la responsabilità di tutti i fratelli.
Tutto il bene che è in noi, in gran parte lo dobbiamo agli altri; Cristo perciò ci invita a mitigare il nostro individualismo nella preghiera.
Finchè la nostra preghiera è molto individualista, ha poco contenuto di carità, perciò ha poco sapore cristiano.
L’ affidare ai fratelli i nostri problemi è un po’ come morire a noi stessi, è un fattore che apre le porte ad essere esauditi da Dio.
Il gruppo ha una potenza particolare su Dio e Gesù ce ne dà il segreto: nel gruppo unito nel Suo Nome, c’è anche Lui presente, che prega.
Occorre però che il gruppo sia “unito nel Suo Nome”, cioè unito fortemente nel Suo Amore.
Un gruppo che ama è strumento idoneo a comunicare con Dio e a ricevere il flusso dell’Amore di Dio su chi ha bisogno di preghiera: “la corrente d’Amore ci fa capaci di comunicare col Padre ed ha potere sui malati”.
Anche Gesù, nel momento cruciale della Sua vita, ha voluto i fratelli a pregare con Lui: al Getsemani sceglie Pietro, Giacomo e Giovanni “perché stessero con Lui a pregare”.
La preghiera Liturgica poi, ha una potenza ancora più grande, perché ci immerge nella preghiera di tutta la Chiesa, attraverso la presenza di Cristo.
Bisogna riscoprire questa enorme potenza d’intercessione, che investe tutto il mondo, coinvolge la terra e il cielo, il presente e il passato, i peccatori e i Santi.
La Chiesa non è per una preghiera individualista: sull’esempio di Gesù formula tutte le preghiere al plurale.
Pregare per i fratelli e con i fratelli deve essere un segno marcato della nostra vita cristiana.
La Chiesa non sconsiglia la preghiera individuale: i momenti di silenzio che propone nella Liturgia, dopo le letture, l’omelia e la Comunione, stanno appunto ad indicare quanto le stia a cuore l’intimità di ogni fedele con Dio.
Ma il suo modo di pregare ci deve far decidere a non isolarci dai bisogni dei fratelli: preghiera individuale, sì, ma mai preghiera egoistica!
Gesù ci suggerisce di pregare in modo particolare per la Chiesa. Lui stesso l’ha fatto, pregando per i Dodici: “… Padre…Io prego per loro…per coloro che mi hai dato, perché sono Tuoi.
Padre, custodisci nel Tuo Nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi… ” (Gv.17,9).
L’ha fatto per la Chiesa che sarebbe nata da loro, ha pregato per noi: “…Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in Me…” (Gv.17,20).
Gesù inoltre ha dato l’ordine preciso di pregare per l’incremento della Chiesa: “…Pregate il padrone della messe che mandi operai nella Sua messe…” (Mt. 9,38).
Gesù ha comandato di non escludere nessuno dalla nostra preghiera, nemmeno i nemici: “…Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori…” (Mt. 5,44).
Occorre pregare per la salvezza dell’umanità.
E’ il comando di Cristo! Ha messo questa preghiera proprio nel “Padre nostro”, perché fosse la nostra preghiera continua: venga il Tuo Regno!
Le regole d’oro della preghiera comunitaria
( da mettere in pratica nella liturgia, nei gruppi di preghiera e in tutte le occasioni di preghiera con i fratelli )
- PERDONO (sgombro il cuore da ogni rancore affinché, durante la preghiera, niente ostacoli la libera circolazione dell’Amore)
- MI APRO all’azione dello SPIRITO SANTO (affinché, lavorando sul mio cuore, possa
- portare i Suoi frutti)
- RICONOSCO chi mi sta accanto (accolgo il fratello nel cuore, che significa: sintonizzo la mia voce, nella preghiera e nel canto, con quella degli altri; lascio all’altro il tempo di esprimersi nella preghiera, senza mettergli fretta; non faccio prevalere la mia voce su quella del fratello)
- NON HO PAURA DEL SILENZIO = non ho fretta ( la preghiera necessita di pause e di momenti d’introspezione)
- NON HO PAURA DI PARLARE (ogni mia parola è dono per l’altro; non fa comunità chi vive passivamente la preghiera comunitaria)
La preghiera è dono, comprensione, accettazione, condivisione, servizio.
Il luogo privilegiato per cominciare a pregare con gli altri è la famiglia.
La famiglia cristiana è una comunità che simboleggia l’amore di Gesù per la sua Chiesa, come dice S.Paolo nella lettera agli Efesini (Ef. 5.23).
Quando si parla di “luoghi di preghiera”, non viene il dubbio che il primo luogo di preghiera possa essere quello domestico?
Fratel Carlo Carretto, uno dei più grandi maestri di preghiera e contemplativo del nostro tempo, ci ricorda che “… Ogni famiglia dovrebbe essere una piccola chiesa!....”
PREGHIERA PER LA FAMIGLIA
(Mons. Angelo Comastri)
O Maria, Donna del sì, l’Amore di Dio è passato attraverso il Tuo Cuore ed è entrato nella nostra tormentata storia per riempirla di luce e di speranza. Noi siamo legati profondamente a Te: siamo figli del Tuo umile sì!
Tu hai cantato la bellezza della vita, perché la Tua anima era un limpido cielo dove Dio poteva disegnare l’Amore e accendere la Luce che illumina il mondo.
O Maria, Donna del sì, prega per le nostre famiglie, affinché rispettino la vita nascente e accolgano e amino i bambini, stelle del cielo dell’umanità.
Proteggi i figli che si affacciano alla vita: sentano il calore della famiglia unita, la gioia dell’innocenza rispettata, il fascino della vita illuminata dalla Fede.
O Maria, Donna del sì, la Tua bontà ci ispira fiducia e ci attira dolcemente a Te,
pronunciando la più bella preghiera, quella che abbiamo appreso dall’Angelo e che vorremmo non avesse mai fine: Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con Te…….
Amen.