LA SANTA MESSA
Sarebbe più facile che la terra si reggesse senza sole, che senza la Santa Messa. (S. Pio da Pietrelcina)
La liturgia è la celebrazione del Mistero di Cristo e, in particolare, del suo Mistero pasquale. Attraverso la liturgia, Cristo continua nella sua Chiesa, con essa e per mezzo di essa, l'opera della nostra redenzione.
Durante l’anno liturgico la Chiesa celebra il mistero di Cristo e venera, con speciale amore, la beata Vergine Maria Madre di Dio, congiunta in modo indissolubile con l’opera salvifica del Figlio.
La Chiesa, inoltre, durante il ciclo annuale, fa memoria dei martiri e dei santi, che con Cristo sono glorificati e propone ai fedeli il loro luminoso esempio.
La Santa Messa ha una struttura, un orientamento e una dinamica che bisogna avere presenti quando si va a celebrare in Chiesa. La struttura consta di tre punti:
- Nella santa Messa noi ci rivolgiamo al Padre. Verso di Lui sale la nostra azione di grazie. A Lui è offerto il sacrificio. Tutta la Santa Messa è orientata a Dio Padre.
- Per andare al Padre noi ci rivolgiamo a Cristo. Le nostre lodi, le offerte, le preghiere, tutto è affidato a Lui che è “l’unico Mediatore”. Tutto ciò che compiamo è con Lui, per mezzo di Lui e in Lui.
- Per andare al Padre mediante Cristo chiediamo l’aiuto dello Spirito Santo. La Santa Messa è dunque un’azione che ci conduce al Padre, mediante Cristo, nello Spirito Santo. È dunque un’azione trinitaria: ecco perché la nostra devozione e la nostra riverenza devono raggiungere il massimo grado.
Si chiama SANTA MESSA perché la Liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza, si conclude con l’invio dei fedeli (missio), affinché compiano la Volontà di Dio nella loro vita quotidiana.
Ciò che Gesù Cristo fece storicamente oltre duemila anni fa, lo fa ora con la partecipazione dell’intero Corpo Mistico, che è la Chiesa, che siamo noi. Ogni azione liturgica è presieduta da Cristo, attraverso il suo Ministro ed è celebrata dall’intero Corpo di Cristo. Ecco perché tutte le preghiere inserite nella Santa Messa sono al plurale.
Entriamo in Chiesa e ci segniamo con l’acqua santa. Questo gesto dovrebbe ricordarci il Santo Battesimo. È molto utile entrare in Chiesa un po’ di tempo prima per prepararci in raccoglimento.
Rivolgiamoci con filiale fiducia e confidenza a Maria e chiediamole di vivere insieme a noi la Santa Messa. Chiediamole di preparare il nostro cuore per accogliere degnamente Gesù.
Entra il Sacerdote e la Santa Messa inizia con il segno della Croce. Questo ci deve far pensare che andiamo a offrire, insieme a tutti i cristiani, il sacrificio della croce e ad offrire noi stessi. Andiamo a unire la croce delle nostre vite con quella di Cristo.
Altro segno è il bacio dell’altare (da parte del celebrante), che sta a significare rispetto e saluto.
Il sacerdote si rivolge ai fedeli con la formula : “Il Signore sia con voi". Questa forma di saluto e augurio viene ripetuta quattro volte durante la celebrazione e ci deve ricordare la reale Presenza di Gesù Cristo, nostro Maestro, Signore e Salvatore e che noi siamo riuniti nel suo Nome, rispondendo alla sua chiamata.
Introito - Introito vuol dire ingresso. Il Celebrante, prima di dare inizio al Sacri Misteri, si umilia dinanzi a Dio col popolo, facendo la sua confessione; recita perciò: "Confesso a Dio Onnipotente ....." insieme a tutti i fedeli. Questa preghiera deve salire dal profondo del cuore, perché possiamo ricevere la grazia che il Signore vuole donarci.
Atti d’umiltà - Poiché la preghiera dell’umile va dritta al Trono di Dio, il Celebrante, a nome proprio e di tutti i fedeli dice: "Signore, pietà! Cristo pietà! Signore pietà!" Altro simbolo è il gesto della mano, che per tre volte batte il petto ed è un antico gesto biblico e monastico.
In questo momento della celebrazione la Misericordia di Dio inonda i fedeli che, se sono sinceramente pentiti, ricevono il perdono dei peccati veniali.
Orazione - Nei giorni festivi il Sacerdote e i fedeli innalzano un inno di lode e di acclamazione alla Santissima Trinità, recitando "Gloria a Dio nell’alto dei Cieli..". Con il “Gloria”, che è uno dei più antichi canti della chiesa, noi entriamo in una lode che è la lode stessa di Gesù al Padre. La preghiera di Gesù diventa la nostra preghiera e la nostra preghiera diventa la Sua preghiera.
La prima parte della santa Messa ci prepara ad ascoltare la Parola di Dio.
“Preghiamo” è l’invito rivolto all’assemblea dal celebrante, che poi recita la preghiera del giorno usando i verbi al plurale. L’azione liturgica, quindi, non è svolta solo dal celebrante principale, ma da tutta l’assemblea. Siamo Battezzati e siamo un popolo sacerdotale.
Durante la santa Messa svariate volte rispondiamo “Amen” alle preghiere e alle esortazioni del sacerdote. Amen è una parola di origine ebraica e anche Gesù la usava spesso. Quando diciamo “Amen” diamo la piena adesione del nostro cuore a tutto ciò che si sta dicendo e celebrando.
Letture - La liturgia della parola non è né un’introduzione alla celebrazione dell’Eucaristia, né solo una lezione di catechesi, ma è un atto di culto verso Dio che parla a noi attraverso la Sacra Scrittura proclamata.
Essa è già un nutrimento per la vita; due sono infatti le mense alle quali si accede per ricevere il cibo della vita: la mensa della Parola e la mensa dell’Eucaristia, entrambe necessarie.
Attraverso le scritture Dio fa così conoscere il suo disegno di salvezza e la sua volontà, provoca alla fede e all’obbedienza, spinge alla conversione, annuncia la speranza.
Si sta seduti perché questo consente un attento ascolto, ma i testi, a volte assai difficili ad un loro primo ascolto, andrebbero letti e un po’ preparati prima della celebrazione.
Ad eccezione del tempo pasquale, normalmente la prima lettura è tratta dall’Antico Testamento.
La storia della salvezza, infatti, ha in Cristo il suo compimento ma inizia già con Abramo, in una rivelazione progressiva, che giunge fino alla Pasqua di Gesù.
Ciò è sottolineato anche dal fatto che la prima lettura ha normalmente un legame con il Vangelo.
Il salmo è la risposta corale a quanto della prima lettura è stato proclamato.
La seconda lettura è scelta dal Nuovo Testamento, quasi a voler far parlare gli apostoli, le colonne della Chiesa.
Al termine delle due letture si risponde con la formula tradizionale: “Rendiamo grazie a Dio.”
Il canto dell’alleluia, con il suo versetto, introduce poi alla lettura del Vangelo: è una breve acclamazione che vuole festeggiare Cristo.
Vangelo - L’ascolto in piedi del Vangelo indica un atteggiamento di vigilanza e di più profonda attenzione, ma esso richiama anche l’essere in piedi di Cristo risorto; i tre segni di croce significano la volontà di far proprio un ascolto con la mente ed il cuore, per poi, con la parola, portare agli altri quanto abbiamo ascoltato.
Finita la lettura del Vangelo, si dà gloria a Gesù dicendo "Lode a Te, o Cristo!". Nei giorni festivi e quando le circostanze lo permettano, finita la lettura del Vangelo, il Sacerdote fa la predica (Omelia). Ciò che si apprende nell’Omelia illumina e fortifica lo spirito e potrà servire per ulteriori meditazioni e per condivisione con il prossimo.
Finita l’Omelia, si fissi in mente un pensiero spirituale o un proposito che serva per il giorno o per la settimana, affinché quanto abbiamo appreso possa tradursi in azioni concrete.
Credo - I fedeli, già istruiti dalle Letture e dal Vangelo, fanno la professione di fede, recitando il Credo insieme al Celebrante. Il Credo, o Simbolo Apostolico, è il complesso delle principali verità rivelate da Dio ed insegnate dagli Apostoli. È anche l’espressione dell’adesione di fede di tutta l’assemblea alla Parola di Dio proclamata e soprattutto al Santo Vangelo.
Offertorio - (Presentazione dei doni) - Il Celebrante prende il Calice e lo pone al lato destro. Prende la patena con l’Ostia, la solleva e la offre a Dio. Dopo infonde nel Calice un po’ di vino ed alcune gocce d’acqua. L’unione del vino e dell’acqua rappresenta l’unione nostra con la vita di Gesù, il quale ha assunto la forma umana. Il Sacerdote, sollevando il Calice, offre a Dio il vino, che dovrà essere consacrato.
Procedendo nella celebrazione ed avvicinandosi il momento sublime del Divino Sacrificio, la Chiesa vuole che il Celebrante si purifichi sempre di più, pertanto prescrive che lavi le mani.
Il Santo Sacrificio è offerto dal Sacerdote in unione con tutti i fedeli, i quali vi prendono parte attiva con la presenza, la preghiera e le risposte liturgiche. Per questa ragione, il Celebrante si rivolge ai fedeli dicendo "Pregate, fratelli, perché il mio e il vostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre Onnipotente". I fedeli rispondono: "Il Signore riceva dalle tue mani questo sacrificio, a lode e gloria del Suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa".
Offerta privata - Come si è visto, l’Offertorio è uno dei momenti più importanti della Messa, per cui in tale momento ogni fedele può fare il proprio Offertorio personale, offrendo a Dio quanto crede possa piacerGli. Ad esempio: "Ti offro, Signore, i miei peccati, quelli della mia famiglia e del mondo intero. Te li offro affinché Tu li distrugga con il Sangue del Tuo Figlio Divino. Ti offro la mia debole volontà per rafforzarla nel bene. Ti offro tutte le anime, anche quelle che sono sotto la schiavitù di satana. Tu, o Signore, salvale tutte".
Prefazio - Il Celebrante recita il Prefazio, che significa Lode solenne e, poiché esso introduce alla parte centrale del Sacrificio Divino, conviene intensificare il raccoglimento, unendosi ai Cori degli Angeli presenti attorno all’Altare.
Canone - Il Canone è un complesso di orazioni che il Sacerdote recita fino alla Comunione. Si chiama così perché tali preghiere sono tassative ed invariabili ad ogni Messa.
Consacrazione - Il Celebrante ricorda quanto Gesù fece nell’Ultima Cena prima di consacrare il pane e il vino. In questo momento l’Altare è un altro Cenacolo ove Gesù, per mezzo del Sacerdote, pronunzia le parole della Consacrazione ed opera il prodigio di cambiare il pane nel Suo Corpo ed il vino nel Suo Sangue.
Fatta la Consacrazione, il miracolo eucaristico è avvenuto: l’Ostia, per virtù divina, è divenuta il Corpo di Gesù con il Sangue, l’Anima e la Divinità. È questo il "Mistero della Fede". Sull’Altare c’è il Paradiso, perché c’è Gesù con la Sua Corte Angelica e Maria, Sua e nostra Madre. Il Sacerdote si inginocchia ed adora Gesù Sacramentato, poi solleva la Santa Ostia affinché i fedeli possano vederla e adorarla.
Non si tralasci quindi di mirare l’Ostia Divina e si dica mentalmente "mio Signore e mio Dio".
Il Celebrante, proseguendo, consacra il vino. Il vino del Calice ha cambiato natura ed è diventato il Sangue di Gesù Cristo. Il Celebrante l’adora, poi solleva il Calice per fare adorare ai fedeli il Divino Sangue. Si consiglia a tal fine di recitare la seguente preghiera mentre si guarda il Calice: "Eterno Padre, io Vi offro il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo in sconto dei miei peccati, in suffragio delle anime sante del Purgatorio e per i bisogni della Santa Chiesa".
A questo punto avviene una seconda invocazione dello Spirito Santo al quale si chiede che, dopo aver santificato il doni del pane e del vino, perché diventino il Corpo e il Sangue di Gesù, santifichi ora tutti i fedeli che si nutrono dell'Eucaristia, affinché diventino Chiesa, cioè l'unico Corpo di Cristo.
Seguono le intercessioni, ricordando Maria SS., gli apostoli, i martiri e i santi. Si prega per la Chiesa e per i suoi pastori, per i vivi e per i defunti nel segno di una comunione in Cristo che è orizzontale e verticale e che comprende il cielo e la terra.
Padre nostro - Il Celebrante prende la patena con l’Ostia e il Calice ed, elevandoli insieme dice: "Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a Te, Dio Padre Onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli". I presenti rispondono "Amen". Questa breve preghiera dà alla Divina Maestà una gloria senza limiti, perché il Sacerdote, a nome dell’umanità, onora Dio Padre per mezzo di Gesù, con Gesù e in Gesù.
A questo punto il Celebrante recita il Padre Nostro. Gesù disse agli Apostoli "Quando entrate in un’abitazione dite: La pace sia a questa casa e a quanti la abitano". Pertanto il Celebrante chiede la Pace per tutta la Chiesa. Segue l’invocazione “ Agnello di Dio… “
Comunione - Chi vuole ricevere la Comunione, si disponga devotamente. Sarebbe bene che tutti facessero la Comunione; ma poiché non tutti sono in grado di riceverla, coloro che non possono farla facciano la Comunione Spirituale, la quale consiste nel vivo desiderio di ricevere Gesù nel proprio cuore.
Per la Comunione Spirituale potrebbe servire la seguente invocazione: "Gesù mio, vorrei riceverti sacramentalmente. Non essendomi ciò possibile, vieni nel mio cuore in spirito, purifica l’anima mia, santificala e dammi grazia di amarTi sempre di più". Detto ciò, si stia raccolti a pregare come se realmente ci si fosse comunicati
La Comunione Spirituale può farsi molte volte al giorno, anche stando fuori dalla Chiesa. Si ricorda inoltre che bisogna andare all’Altare in modo ordinato e a tempo debito. Presentandoti a Gesù, bada che il tuo corpo sia modesto nello sguardo e nell’abbigliamento.
Ricevuta la Particola, ritorna al tuo posto ordinatamente e sappi fare bene il tuo ringraziamento! Raccogliti in preghiera ed allontana dalla mente ogni pensiero disturbatore. Ravviva la tua fede, pensando che l’Ostia ricevuta è Gesù, vivo e vero e che Egli è a tua disposizione per perdonarti, per benedirti e per darti i Suoi tesori. Chi ti avvicina durante il giorno, si accorga che tu hai fatto al Comunione, e lo dimostrerai se sarai dolce e paziente.
Conclusione - Finito il Sacrificio, il Sacerdote congeda i fedeli, invitandoli a ringraziare Dio ed impartisce la Benedizione: la si riceva con devozione, segnandosi con la Croce. Dopo di ciò il Sacerdote dice: "La Messa è finita, andate in pace". Si risponde: "Rendiamo grazie a Dio". Questo non vuol dire che abbiamo esaurito il nostro dovere di cristiani partecipando alla Messa, bensì che la nostra missione comincia adesso, col diffondere tra i nostri fratelli la Parola di Dio.
La Messa è sostanzialmente lo stesso sacrificio della Croce; è diverso soltanto il modo dell’offerta. Ha gli stessi fini e produce gli stessi effetti del sacrificio della Croce e quindi ne realizza in modo proprio le finalità: adorazione, ringraziamento, riparazione, petizione.
Adorazione - Il sacrificio della Messa rende a Dio un’adorazione degna di Lui. Con la Messa possiamo dare a Dio tutto l’onore che gli è dovuto in riconoscimento della sua infinita maestà e del suo supremo dominio, nella maniera più perfetta possibile e in grado rigorosamente infinito. Una sola Messa glorifica Dio più di quanto lo glorificano in cielo per tutta l’eternità, tutti gli angeli e i santi. Dio risponde a questa incomparabile glorificazione curvandosi amorevolmente verso tutte le sue creature. Di qui l’immenso valore di santificazione che racchiude per noi il santo sacrificio della Messa; tutti i cristiani dovrebbero convincersi che è mille volte preferibile unirsi a questo sublime sacrificio anziché compiere abituali pratiche di devozione.
Ringraziamento - Gli immensi benefici di ordine naturale e soprannaturale che abbiamo ricevuto da Dio ci hanno fatto contrarre verso di Lui un debito infinito di gratitudine che possiamo saldare soltanto con la Messa. Infatti, per mezzo di essa, offriamo al Padre un sacrificio eucaristico, cioè di ringraziamento, che supera infinitamente il nostro debito; perché è Cristo stesso che, immolandosi per noi, ringrazia Dio dei benefici che ci concede.
A sua volta il ringraziamento è fonte di nuove grazie perché al Benefattore piace la gratitudine.
Questo effetto eucaristico è sempre prodotto infallibilmente e indipendentemente dalle nostre disposizioni.
Riparazione - Dopo l’adorazione e il ringraziamento non c’è dovere più urgente verso il Creatore che la riparazione delle offese, che da noi ha ricevuto.
Anche sotto questo aspetto il valore della Santa Messa è assolutamente incomparabile, giacché con essa offriamo al Padre l’infinita riparazione di Cristo, con tutta la sua efficacia redentrice.
Questo effetto non ci è applicato in tutta la sua pienezza, ma ci viene applicato, in grado limitato, secondo le nostre disposizioni; tuttavia:
- ci ottiene, se non incontra ostacoli, la grazia attuale necessaria per il pentimento dei nostri peccati. Per ottenere da Dio la conversione di un peccatore non vi è nulla di più efficace dell’offerta del santo sacrificio della Messa.
- Rimette sempre infallibilmente, se non incontra ostacoli, almeno parte della pena temporale che si deve pagare per i peccati in questo mondo o nell’altro.
Petizione - La nostra indigenza è immensa: noi abbiamo continuamente bisogno di luce, di forza e di consolazione. Troveremo questi soccorsi nella Messa. Essa, di per sé, muove infallibilmente Dio a concedere agli uomini tutte le grazie di cui hanno bisogno, ma il dono effettivo di queste grazie dipende dalle nostre disposizioni.
La nostra orazione, inserita nella Santa Messa, non solo entra nel fiume immenso delle orazioni liturgiche, il che le conferisce già una dignità ed efficacia speciale, ma si confonde con l’orazione infinita di Cristo, che il Padre esaudisce sempre.
Tali sono, a grandi linee, le infinite ricchezze racchiuse nella Santa Messa. Per questo i santi, illuminati da Dio, ne avevano una grandissima stima. Facevano del sacrificio dell’altare il centro della loro vita, la fonte della loro spiritualità. Però, per ottenere il massimo frutto, occorre insistere sulle disposizioni da parte di coloro che partecipano alla Messa.
Le principali disposizioni sono di due specie: esterne ed interne.
- Esterne: il fedele parteciperà alla santa Messa in silenzio, con rispetto e attenzione.
- Interne: la disposizione migliore di tutte è quella di identificarsi con Gesù Cristo, che si immola sull’altare, offrendolo al Padre e offrendosi con Lui, in Lui e per Lui. Chiediamogli che converta anche noi in pane per essere così a completa disposizione dei nostri fratelli mediante la carità. Uniamoci intimamente con Maria ai piedi della Croce, con San Giovanni il discepolo prediletto, col sacerdote celebrante, nuovo Cristo in terra. Uniamoci a tutte le Messe, che si celebrano nel mondo intero.
Tratto da : Preghiamo – Edizioni Aleph