NOVENA ALLO SPIRITO SANTO di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori

 

NOVENA DELLO SPIRITO SANTO CON LE MEDITAZIONI PER CIASCUN GIORNO DELLA NOVENA COMINCIANDO DALL'ASCENSIONE (in totale dieci meditazioni)

La novena dello Spirito Santo è fra tutte la principale, perché è stata celebrata dai santi apostoli e da Maria Santissima nel cenacolo, ed arricchita di tanti eccellenti prodigi e doni, e principalmente del dono dello stesso Spirito Santo, il quale è un dono meritatoci da Gesù Cristo con la Sua Passione. Così Gesù medesimo ci fece sapere, quando disse ai discepoli che, se Egli non moriva, non avrebbe potuto mandarci lo Spirito Santo (cfr. Gv 17,7). Ben sappiamo poi per fede che lo Spirito Santo è l’Amore che si portano scambievolmente il Padre col Verbo Eterno, e perciò il Dono dell’Amore che dal Signore si dispensa alle anime nostre, e che è il più grande di tutti i doni, si attribuisce specialmente allo Spirito Santo, come parla San Paolo: L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5,5). Pertanto conviene che in questa novena soprattutto consideriamo i grandi pregi dell’amore divino, affinché c’invogliamo di ottenerLo, e ci dedichiamo con esercizi devoti, e specialmente con le preghiere, ad esserne partecipi, poiché Dio L’ha promesso a chi umilmente Lo chiede: Il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che Glielo chiederanno (Gv 11,13).

 

PRIMO GIORNO

L’amore è fuoco che infiamma

Ordinò Iddio nell’antica Legge che al Suo altare continuamente ardesse il fuoco. Dice San Gregorio che gli altari di Dio sono i nostri cuori, dove Egli vuole che sempre arda il fuoco del Suo divino amore. E perciò l’Eterno Padre, non contento di averci donato Gesù Cristo, Suo Figlio, affinché ci salvasse con la Sua morte, volle donarci ancora lo Spirito Santo, affinché abitasse nelle anime nostre e le tenesse continuamente accese di carità. E Gesù medesimo affermò che era venuto in terra proprio per infiammare i nostri cuori di questo santo fuoco, e che altro non desiderava che di vederlo acceso (cfr. Lc 12,49). Pertanto Egli, scordate le ingiurie e le ingratitudini ricevute in questa terra dagli uomini, salito in cielo, c’inviò lo Spirito Santo. O Redentore amatissimo, Tu ci ami sempre, nelle Tue pene ed ignominie, come nelle Tue glorie. Infine lo Spirito Santo volle apparire nel cenacolo in forma di lingue di fuoco (cfr. At 2,3). E perciò la Santa Chiesa ci fa pregare: Ti preghiamo, Signore, di infiammarci di quello Spirito che il Signore Gesù mandò sulla terra e volle che si accendesse fortemente. Questo poi è stato quel santo fuoco che ha acceso i santi a far grandi cose per Dio, ad amare i nemici, a desiderare i disprezzi, a spogliarsi di tutti i beni terreni e ad abbracciare con allegrezza anche i tormenti e la morte. L’amore non sa stare ozioso e non dice mai basta. Un’anima che ama Dio, quanto più fa per l’Amato più desidera di fare, per soddisfare la Sua Volontà e attirarsi il Suo affetto. Questo santo fuoco si accende nell’orazione mentale (cfr. Sal 38,4). Se dunque desideriamo di ardere d’amore verso Dio, amiamo l’orazione; questa è la beata fornace dove si accende il divino ardore.

Affetti e preghiere

Mio Dio, sinora non ho fatto niente per Te, che hai fatto tante grandiose cose per me. La mia freddezza troppo Ti spinge a rifiutarmi! Scalda, Spirito Santo, ciò che è gelido. Liberami da questa mia freddezza, ed accendi in me un gran desiderio di farTi piacere; rinuncio ad ogni mia soddisfazione, e preferisco prima morire che darTi un minimo dispiacere. Tu sei comparso in forma di lingue di fuoco, io Ti consacro la mia lingua, affinché ella più non Ti offenda. O Dio, Tu me l’hai data per lodarTi, ed io me ne son servito per oltraggiarTi e spingere anche gli altri ad offenderTi! Me ne dispiace con tutta l’anima mia. Ti prego, per amore di Gesù Cristo, che nella vita tanto Ti onorò con la Sua lingua, fa’ che anch’io, da oggi innanzi, Ti onori sempre con recitar le Tue lodi, con invocarTi spesso in aiuto, e con parlare della Tua bontà e dell’amore infinito che Tu meriti. Ti amo, mio Sommo Bene; Ti amo, o Dio d’amore. O Maria, tu sei la sposa più cara dello Spirito Santo: implorami tu questo santo fuoco.

 

SECONDO GIORNO

L’amore è luce che illumina

Uno dei maggiori danni che a noi recò il peccato di Adamo fu il renderci ottenebrata la ragione per mezzo delle passioni che offuscano la mente. Povera quell’anima che si fa dominare da qualche passione. La passione è un vapore, è un velo che non ci fa vedere più la verità. Come può fuggire il male chi non conosce ciò che è male? Tanto più cresce poi questa oscurità, quanto più crescono i nostri peccati. Ma lo Spirito Santo, che si chiama luce beatissima, è colui che con i Suoi divini splendori non solo infiamma i cuori ad amare, ma di più dilegua le tenebre e fa a noi conoscere la vanità dei beni terreni, il valore dei beni eterni, l’importanza della salvezza, il pregio della grazia, la bontà di Dio, l’amore infinito ch’Egli si merita e l’amore immenso che ci porta. L’uomo naturale non comprende le cose dello Spirito (1 Cor 2,14). L’uomo infangato nei piaceri della terra poco conosce queste verità, e perciò l’infelice ama quel che dovrebbe odiare e odia quel che dovrebbe amare. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi esclamava: O amore non conosciuto, o amore non amato! E perciò diceva Santa Teresa che Iddio non è amato perché non è conosciuto. Ecco perché i santi cercavano sempre Dio che è luce: Manda la Tua verità e la Tua luce (Sal 42,3); O mio Dio rischiara le mie tenebre (cfr Sal 17,29); Aprimi gli occhi (Sal 118,18). Sì, perché senza luce non possono evitarsi i precipizi, né può trovarsi Dio.

Affetti e preghiere

O Santo e Divino Spirito, io credo che Tu sei vero Dio, ma un solo Dio col Padre e col Figlio. Ti adoro e Ti riconosco come il datore di tutti i lumi, con cui mi hai fatto conoscere il male che ho commesso nell’offenderTi e l’obbligo che ho di amarTi: Te ne ringrazio e mi pento sommamente di averTi offeso. Meritavo che Tu mi abbandonassi nelle tenebre, ma vedo che non mi hai abbandonato ancora. Continua, o Spirito eterno, ad illuminarmi ed a farmi sempre più conoscere la Tua infinita bontà, e dammi la forza di amarTi per l’avvenire con tutto il mio cuore. Aggiungi grazie a grazie, acciocché io resti dolcemente vinto e costretto a non amare altro che Te. Te ne prego per i meriti di Gesù Cristo. Ti amo, sommo mio bene, Ti amo più di me stesso. Io voglio essere tutto Tuo, accettami e non permettere più che io mi allontani da Te. O Maria madre mia, assistimi sempre con la tua intercessione.

 

TERZO GIORNO

L’amore è acqua che sazia

L’amore si chiama anche fonte viva. Disse il nostro Redentore alla Samaritana: Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete (Gv 4,13). L’amore è acqua che sazia; chi ama Dio di vero cuore non cerca né desidera niente più, perché in Dio trova ogni bene. Per cui, contento di Dio, lieto va sempre dicendo: Dio mio, Tu sei ogni mio bene. Perciò Dio si lagna di tante anime che vanno mendicando miseri e brevi diletti dalle creature e lasciano quello che è un bene infinito e fonte di ogni gaudio: Essi hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne screpolate, che non tengono l’acqua (Ger 2,13). Pertanto Dio che ci ama e desidera di vederci contenti, grida e fa sapere a tutti: Chi ha sete venga a me e beva (Gv 7,37). Chi desidera di essere beato venga a me, e io gli donerò lo Spirito Santo che lo renderà beato in questa e nell’altra vita: Se uno crede in me - continua a dire - fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno (Gv 7,38). Chi dunque crede ed ama Gesù Cristo, sarà arricchito di tanta grazia, che dal suo cuore - il cuore, cioè la volontà - sgorgheranno fontane di sante virtù, che non solo gioveranno a conservar la vita sua, ma anche a dar la vita agli altri. Ed appunto quest’acqua era lo Spirito Santo, l’amore sostanziale che Gesù Cristo promise di mandarci dal cielo dopo la Sua ascensione (cfr. Gv 7,39). La chiave che apre i canali di quest’acqua beata è la santa preghiera, che ci ottiene ogni bene in virtù della promessa di Gesù: chiedete e otterrete (Gv 16,24). Noi siamo ciechi, poveri e deboli, ma la preghiera ci ottiene luce, fortezza e ricchezze di grazia. Diceva Teodoreto che chi prega riceve quanto desidera. Iddio vuol darci le Sue grazie, ma vuol essere pregato.

Affetti e preghiere

Signore, dammi di quest’acqua (Gv 4,15). Gesù mio, Ti pregherò con la Samaritana, dammi quest’acqua del Tuo amore, che mi faccia scordare della terra e vivere solo per Te, amabile infinito. Bagna ciò che è arido. L’anima mia è la terra arida che non produce altro che sterpi e spine di peccati; innaffiala con la Tua grazia, affinché Ti renda qualche frutto di gloria prima di uscire da questo mondo con la morte. O fonte d’acqua viva, o sommo bene, quante volte io Ti ho lasciato per le pozzanghere di questa terra che mi hanno privato del Tuo amore! Fossi morto e non Ti avessi offeso! Ma per l’avvenire io non voglio cercare altro che Te, mio Dio. Soccorrimi e fa’ che io Ti sia fedele. Maria, speranza mia, tienimi sempre sotto il tuo manto.

 

QUARTO GIORNO

L’amore è rugiada che feconda

L’amore feconda i buoni desideri, i santi propositi e le opere sante delle anime: questi sono i fiori e i frutti che produce la grazia dello Spirito Santo. L’amore si chiama anche rugiada perché tempera gli ardori dei desideri malvagi e delle tentazioni. Perciò lo Spirito Santo si chiama temperamento e dolce refrigerio nel caldo. Questa rugiada scende nei nostri cuori nel tempo dell’orazione. Basta un quarto d’ora di orazione per sedare ogni passione di odio o di amor disordinato, per ardente che sia. Mi ha introdotto nella cella del vino e il Suo vessillo su di me è amore (Ct 2,4). La santa meditazione appunto è questa cella ove si ordina l’amore, amando il prossimo come noi stessi e Dio sopra ogni cosa. Chi ama Dio, ama l’orazione, e se uno non ama l’orazione, è moralmente impossibile che domini le sue passioni.

Affetti e preghiere

O Santo e Divino Spirito, io non voglio vivere più per me stesso; i giorni che mi restano di vita voglio spenderli tutti per amarTi e compiacerTi. Perciò Ti prego di darmi il dono dell’orazione. Vieni nel mio cuore, ed insegnami a farla come si deve. Dammi la fortezza di non tralasciarla per tedio in tempo di aridità; e dammi lo spirito di preghiera, cioè la grazia di pregarTi e di farTi quelle preghiere che sono più care al Tuo divino Cuore. Io ero già perduto per i peccati miei, ma vedo che Tu, con tante delicatezze che mi hai usate, mi vuoi salvo e santo; ed io voglio farmi santo per darTi soddisfazione e per più amare la Tua infinita bontà. Ti amo, mio sommo bene, mio amore, mio tutto, e perché Ti amo, tutto a Te mi dono. O Maria speranza mia, proteggimi.

 

QUINTO GIORNO

L’amore è riposo che ricrea

L’amore nella fatica si chiama riposo, e, nel pianto, conforto. L’amore è riposo che ricrea; poiché il compito principale dell’amore è di unire la volontà dell’amante con quella dell’amato. Ad un’anima che ama Dio, in ogni affronto che riceve, in ogni dolore che patisce, in ogni perdita che le capita, basta a rasserenarla il sapere che è volontà dell’amato che ella patisca quel travaglio. Dicendo solamente: “Così vuole il mio Dio”, in tutte le tribolazioni trova pace e contentezza. Questa è quella pace che supera tutti i piaceri del senso. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi dicendo solamente “Volontà di Dio”, si sentiva riempire di gaudio. In questa vita ognuno ha da portar la sua croce; ma dice Santa Teresa che la croce è dura a chi la strascina, non già a chi l’abbraccia. Così ben sa il Signore ferire e sanare, come disse Giobbe (cfr. Gb 5,18). Lo Spirito Santo, con la sua dolce unzione, rende dolci ed amabili anche le ignominie ed i tormenti. “Sì, o Padre, perché così è piaciuto a Te” (Mt 11,26). Così dobbiamo dire in tutte le circostanze avverse che ci accadono: “Così sia fatto, Signore, perché così è piaciuto a Te”. E quando ci atterrisce qualche timore per un male che ci può accadere in questo mondo, diciamo sempre: “Fa’ pure, mio Dio; quanto farai, tutto da ora l’accetto”. E quindi giova, come faceva Santa Teresa, offrirsi spesso durante il giorno a Dio.

Affetti e preghiere

Mio Dio, quante volte per far la mia volontà mi sono opposto alla volontà Tua disprezzandoLa! Mi dolgo di questo male più d’ogni altro male. Signore, io da oggi innanzi voglio amarTi con tutto il mio cuore: Parla, o Signore, perché il Tuo servo Ti ascolta (1 Sam 3,10). Dimmi quel che vuoi da me, che io tutto voglio farlo. La Tua volontà sarà sempre l’unico mio desiderio, l’unico amore. Aiuta, o Spirito Santo, la mia debolezza. Tu sei la stessa Bontà, come io posso amare altra cosa che Te? Attira ogni mio affetto con la dolcezza del Tuo santo amore. Io lascio tutto per darmi tutto a Te. Accettami e soccorrimi. O Madre mia Maria, in te confido.

 

SESTO GIORNO

L’amore è la virtù che dà forza

Forte come la morte è l’amore (Ct 8,6). Siccome non vi è forza creata che resista alla morte, così non v’è difficoltà per un’anima amante. Quando si tratta di piacere all’amato, l’amore supera tutto, perdite, disprezzi e dolori. Niente è così difficile da non esser vinto dal fuoco, come dice Sant’Agostino. Questo è il contrassegno più certo per conoscere se un’anima veramente ama Dio: se è fedele nel suo amore così nelle circostanze favorevoli come nelle avverse. Diceva San Francesco di Sales che “Dio è amabile quando ci consola come quando ci flagella, perché tutto fa per amore”. Anzi quando più ci flagella in questa vita, allora più ci ama.

San Giovanni Crisostomo stimava più felice San Paolo incatenato, che San Paolo rapito al terzo cielo. Perciò i santi martiri, stando nei tormenti, giubilavano e ne ringraziavano il Signore, come della grazia più grande che a loro faceva, concedendo a loro di patire per Suo amore. E gli altri santi, ove sono mancati i tiranni ad affliggerli, essi sono divenuti carnefici di loro stessi con le penitenze, per far piacere a Dio. Dice Sant’Agostino che chi ama non fatica, e, se fatica, la stessa fatica è amata.

Affetti e preghiere

O Dio dell’anima mia, io dico che Ti amo; ma poi che faccio per amor Tuo? Niente. Dunque è segno che non Ti amo o Ti amo troppo poco. Mandami dunque, o Gesù mio, lo Spirito Santo, che venga a darmi forza di patire per Tuo amore, e di far qualche cosa per Te prima che mi giunga la morte. Non farmi morire, amato mio Redentore, così freddo ed ingrato come Ti sono stato finora. Dammi vigore ad amare il patire, dopo tanti peccati che mi hanno meritato l’inferno. O mio Dio, tutto Bontà e tutto Amore, Tu desideri abitare nell’anima mia, da cui tante volte Ti ho scacciato; vieni, abita, possiedila e rendila tutta Tua. Io Ti amo, o Signor mio, e, se Ti amo, Tu già stai con me, come assicura San Giovanni: Chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui (1 Gv 4,16). Poiché dunque Tu stai con me, accresci le fiamme, accresci le catene, acciocché io non brami, non cerchi, non ami altri che Te, e così legato non abbia mai a separarmi dal Tuo amore. Io voglio essere Tuo, o Gesù mio, e tutto Tuo. O regina ed avvocata mia Maria, ottienimi amore e perseveranza.

 

SETTIMO GIORNO

L’amore fa che Dio abiti nell’anima

Lo Spirito Santo si chiama dolce ospite dell’anima. Questa fu la grande promessa fatta da Gesù Cristo a chi l’ama, quando disse: Se voi Mi amate, io pregherò il Padre, ed Egli vi manderà lo Spirito Santo, acciocché abiti sempre con voi (cfr. Gv 14,15-16). Poiché lo Spirito Santo non abbandona mai un’anima, se non è da quella scacciato (Concilio di Trento sessione 6, cap. 11). Abita dunque Dio in un’anima che l’ama, ma dichiara che non è contento, se noi non l’amiamo con tutto il cuore. Scrive Sant’Agostino che il senato romano non volle ammettere Gesù Cristo nel numero degli dèi, dicendo ch’Egli è un Dio superbo che vuol essere l’Unico ad essere adorato. E così è: Egli non vuole compagni in quel cuore che ama, vuol essere il solo ad abitarvi, il solo ad essere amato. E quando non si vede il solo ad essere amato, prova gelosia, per così dire, come scrive San Giacomo, per quelle creature che si riservano parte di quel cuore che Egli vorrebbe tutto per Sé: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che Egli ha fatto abitare in noi (Gc 4,5). Perciò Egli loda quell’anima che, come la tortorella, vive solitaria e nascosta dal mondo (cfr. Ct 1,9), perché non vuole che il mondo si prenda una parte di quell’amore che Egli desidera tutto per Sé. Perciò ancora loda la Sua sposa chiamandola orto chiuso ad ogni amore terreno (cfr. Ct 4,12). Forse Gesù non si merita tutto il nostro amore? Dice il Crisostomo che Gesù ti ha dato tutto il Suo sangue e la vita, non Gli resta più che darti.

Affetti e preghiere

Mio Dio, vedo che mi vuoi tutto per Te. Tante volte Ti ho scacciato dall’anima mia, e Tu non hai sdegnato di ritornare ad unirTi con me. Prendi ora possesso di tutto me stesso. Oggi a Te tutto mi dono; accettami, Gesù mio, e non permettere che io abbia da vivere, per l’avvenire, neppure un momento senza il Tuo amore. Tu cerchi me, ed io non cerco altro che Te. Tu vuoi l’anima mia, e l’anima mia non vuol altro che Te. Tu mi ami, ed io Ti amo; e giacché mi ami, legami a Te, affinché da Te io più non mi allontani. O Regina del cielo, in te confido.

 

OTTAVO GIORNO

L’amore è laccio che stringe

Siccome lo Spirito Santo, che è l’Amore Increato, è laccio indissolubile che stringe il Padre col Verbo eterno, così unisce anche l’anima con Dio, secondo quanto dice sant’Agostino. San Lorenzo Giustiniani esclamava: “Dunque, o Amore, il Tuo laccio ha tanta forza, che ha potuto legare un Dio ed unirLo alle anime nostre!”. I legami del mondo sono legami di morte, ma i legami di Dio sono legami di vita e di salvezza (cfr. Sir 6, 31). Sì, perché i legami di Dio, per mezzo dell’amore, ci uniscono con Dio che è la vera ed unica nostra vita. Prima della venuta di Gesù Cristo fuggivano gli uomini da Dio e, attaccati alla terra, ricusavano di unirsi con il loro Creatore; ma l’amante Signore con legami d’amore li ha tirati a Sé, come promise per mezzo del profeta Osea: Io li traevo con legami di bontà, con vincoli di amore (Os 11,4). Questi vincoli sono i Suoi benefici, i lumi, le chiamate al Suo amore, le promesse del paradiso, ma soprattutto è stato il dono che ci ha fatto di Gesù Cristo nel sacrificio della croce e nel Sacramento dell’altare, e per ultimo nell’averci dato lo Spirito Santo. Per tanto esclama il Profeta: Sciogliti dal collo i legami, schiava figlia di Sion (Is 52,2). O anima, tu che sei creata per il cielo, sciogliti dai legami della terra, e stringiti a Dio col laccio del santo amore. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione (Col 3,14). L’amore è un vincolo che unisce a sé tutte le virtù, e rende l’anima perfetta. Diceva Sant’Agostino: “Ama Dio, e fa quel che vuoi”. Sì, perché chi ama Dio si sforza di evitare ogni dispiacere all’Amato, e cerca in tutte le cose di piacere all’Amato.

Affetti e preghiere

Caro mio Gesù, troppo mi hai obbligato ad amarTi, troppo Ti è costato guadagnare l’amor mio; troppo ingrato io sarei, se Ti amassi poco o dividessi il mio cuore fra le creature e Te, dopo che Tu mi hai dato il sangue e la vita. Io voglio staccarmi da tutto, e solo in Te voglio mettere tutti gli affetti miei. Ma io sono debole ad eseguire questo mio desiderio; Tu che me lo dai, dammi la forza di eseguirlo. Ferisci, amato mio Gesù, il mio povero cuore col dardo del Tuo amore, acciocché io sempre languisca per il desiderio di Te, e mi liquefaccia per amor Tuo. Che io cerchi, brami e trovi sempre e solo Te. Gesù mio, Te solo voglio e niente più. Fa’ che io lo ripeta sempre in vita e specialmente in punto di morte: Te solo voglio e niente più. O Maria madre mia, fa’ che, da oggi in avanti, io non voglia altro che Dio.

 

NONO GIORNO

L’amore è tesoro d’ogni bene

L’amore è questo tesoro di cui il Vangelo dice che si deve lasciar tutto per acquistarlo. Sì, perché l’amore ci fa partecipi dell’amicizia di Dio. “Uomo - dice Sant’Agostino - quali beni vai cercando? Cerca il solo bene in cui sono tutti i beni”. Ma questo Dio non possiamo trovarLo, se non lasciamo le cose della terra. Scrive Santa Teresa: “Distacca il cuore dalle creature, e troverai Dio”. Chi trova Dio trova quanto desidera: Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore (Sal 36,4). Il cuore umano va sempre cercando beni che possano renderlo felice; ma se egli li cerca dalle creature, per quanto ne riceve da quelle, non resta mai contento; ma se non vuole altro che Dio, Dio soddisferà tutti i suoi desideri. Chi sono i più felici in questa terra, se non i santi? E perché? Perché essi vogliono e cercano solo Dio. Un certo principe, andando a caccia, vide un solitario che andava per la selva e gli domandò cosa facesse in quel luogo deserto. Quegli rispose: “E tu, principe, che vai cercando?”. Il principe: “Vado a caccia di belve”; e l’eremita: “Ed io vado a caccia di Dio”. A San Clemente il tiranno presentò oro e gemme, affinché rinnegasse Gesù Cristo. Il santo sospirando esclamò: “Ohimè, un Dio viene messo a confronto con un po’ di fango!”. Beato chi sa conoscere questo tesoro del divino amore e cerca di ottenerlo! Chi l’ottiene, da sé stesso si spoglierà di tutto, per non aver altro che Dio. “Quando la casa va a fuoco - dice San Francesco di Sales - si buttano tutte le cose dalla finestra”. E il padre Segneri Iuniore, gran servo di Dio, soleva dire che l’amore è un ladro che ci spoglia di tutti gli affetti terreni, fino a concludere: “E che altro io voglio se non solo Tu, mio Signore?”.

Affetti e preghiere

Mio Dio, io per il passato non ho cercato Te, ma me stesso e le mie soddisfazioni e per queste ho voltato le spalle a Te, Sommo Bene. Ma mi consola quel che dice Geremia: Buono è il Signore ... con l’anima che Lo cerca (Lam 3,25). Mi dice che Tu sei tutto bontà verso chi Ti cerca. Amato mio Signore, conosco il male che ho fatto nell’abbandonarTi e me ne dolgo con tutto il cuore. Conosco il tesoro infinito che Tu sei; non voglio abusare di questa luce; io lascio tutto, e Ti eleggo per unico mio amore. Mio Dio, mio amore, mio tutto, io Ti amo, Ti bramo, Ti sospiro. Vieni, Spirito Santo, e col Tuo santo fuoco distruggi in me ogni affetto che non è per Te. Fa’ che io sia tutto Tuo, e vinca tutto per farTi piacere. O avvocata e Madre mia, Maria, aiutami con le tue preghiere.

 

DECIMO GIORNO

Mezzi per amare Dio e farsi santo

Chi più ama Dio, si fa più santo. Diceva San Francesco Borgia che l’orazione introduce nel cuore umano l’amore divino; la mortificazione poi è quella che toglie dal cuore la terra e lo rende capace di ricevere quel santo fuoco. Quanto più di terra vi è nel cuore, tanto meno di luogo vi trova il santo amore. Perciò i santi hanno cercato di mortificare quanto più potevano l’amor proprio ed i loro sensi. I santi son pochi; ma bisogna vivere con i pochi se vogliamo salvarci con i pochi, come scrive San Giovanni Climaco. E San Bernardo dice che chi vuol fare vita perfetta, bisogna che faccia vita singolare. Prima di tutto però per farsi santi è necessario aver desiderio di farsi santi: desiderio e risoluzione. Alcuni sempre desiderano, ma non cominciano mai a metter mano all’opera. “Di queste anime irresolute - diceva Santa Teresa - non ha paura il demonio”. Al contrario diceva la santa che “Dio è amico delle anime generose”. Il demonio cerca di farci apparir superbia il pensare di fare grandi cose per Dio. Sarebbe superbia se noi pretendessimo di farle confidando nelle nostre forze; ma non è superbia decidersi di farsi santi fidandosi di Dio e dicendo: Tutto posso in Colui che mi dà la forza (Fil 4,13). Bisogna dunque farsi animo, decidersi e cominciare. La preghiera può tutto. Quel che non possiamo noi con le nostre forze, ben lo potremo con l’aiuto di Dio, che ha promesso di darci quanto noi gli chiediamo (cfr. Gv 15,7).

Affetti e preghiere

Caro mio Redentore, Tu desideri il mio amore e mi comandi di amarTi con tutto il cuore. Sì, Gesù mio, con tutto il cuore io voglio amarTi. No, mio Dio, dirò, confidando nella Tua misericordia, che non mi spaventano i peccati commessi, perché ora li odio e detesto sopra ogni male; e so che Tu dimentichi le offese di un’anima che si pente e Ti ama. Anzi proprio perché io più degli altri Ti ho offeso, più degli altri Ti voglio amare, con l’aiuto che da Te spero. Mio Signore, Tu mi vuoi santo, ed io voglio diventare santo per farTi piacere. Ti amo, bontà infinita. A Te tutto mi dono. Tu sei l’unico mio bene, l’unico mio amore. Accettami, Amor mio, e rendimi tutto Tuo e non permettere più che io Ti offenda. Fa’ che io mi consumi tutto per Te, come Tu Ti sei tutto consumato per me. O Maria, la sposa più amante dello Spirito Santo e la più amata, ottienimi amore e fedeltà.

 

Tratto da: http://www.suore.it/